Tanto non passa

Si costernano, s’indignano, s’impegnano ma poi gettano la spugna con gran dignità. La citazione di Faber è perfetta. Parlo dell’opposizione a Renzi che, per dirla para para, sono i resti di quello che fu un giorno il glorioso Partito Comunista di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer.

Oggi si chiamano Cuperlo e Fassina, per citare i più noti, in attesa che Pierluigi Bersani – forse l’ultimo esule della storia – torni in forma. Gli ultimi samurai, i curatori fallimentari del processo che sotto Occhetto, D’Alema, Veltroni e Fassino ha trasformato il più grande partito comunista del mondo occidentale in una entità impalpabile e ininfluente. Quarte linee. Vecchie – magari non (solo) di anagrafe – e appesantite di sconfitte epocali e planetarie, di strategie ottuse e tatticismi rovinosi in patria. Ma ancora convinte di possedere le chiavi interpretative e le ricette del futuro, senza capire che il futuro, il “loro” futuro, è Renzi. Perché il cumulo di macerie sul quale si è issato il sindaco fiorentino l’hanno creato loro.

Adesso, con gran dignità, fanno gli offesi quando il toscanaccio famelico li sfancula. Fa male, vero? State tranquilli. Tanto non passa.

Ma il peggio è che continuano a ripetere – ancora oggi – che non doveva parlare con Berlusconi, le leggi si discutono in Parlamento e via dicendo. Con tutto il rispetto, mi sono sfrantato i maroni di sentire la solfa che “le cose si decidono in Parlamento“. Non succede da nessuna parte, in nessuna democrazia del mondo: quando la questione è spinosa si cerca il consenso che non si ha. Prima si fa la conta. L’ha fatto Obama con la sua riforma sanitaria, per intenderci, visto che non era certo che gliela votassero manco i suoi. E non lo sta facendo con una legge, che vorrebbe, sul controllo delle armi, perché evidentemente ha capito che non gliela voterebbero nemmeno i suoi.

Si va in parlamento con un accordo di massima. Poi lì si lima, si corregge, si aggiunge, si migliora, eccetera. Chiaro che poi Renzi poteva parlare solo con Grillo e Berlusconi. Ha buttato l’amo, Casaleggio l’ha sfanculato il giorno dopo (o due); Berlusconi s’è detto disposto a parlare per farsi legittimare politicamente e puntare al colpaccio. Fine dei giochi. Quando i cinquestelle cresceranno, fatemi un fischio. Però adesso basta, eh!

This post was last modified on 14 Novembre 2018 17:04