Diventiamo tutti profeti ai primi segnali di crisi, e nemmeno stavolta – col Pil a -0.2% nel secondo trimestre e i dati di Confcommercio – riusciamo a scamparcela sani e salvi. Le tragedie portano un susseguirsi di sventure che partono dagli 80 euro e finiscono alla riforma del Senato, come se tra le due cose ci fosse un nesso così evidente da farci rimanere col fiato sospeso in un’eterna apnea mediatica che solo il paladino di turno (aka Salvatore della Patria) ci può portare fuori dal baratro. In pratica il gufo è il bullo Renzi, l’anti-profeta premier che spinge a senso unico con l’agghiacciante possibilità – c’è di mezzo Berlusconi, ricordate? – di riconsegnare il paese nelle mani del Maligno. Ma le strade tra la profezia e la realtà spesso non coincidono.

I dati di Confcommercio del 5 agosto scorso sulla inefficacia della “manovra 80 euro” sui consumi la dicono davvero lunga sull’inefficacia – questa sì – delle profetizzazioni a rompere. La risposta che i bravi cittadini si davano leggendo il titolo (“Effetto bonus” quasi invisibile sui consumi) e quelle poche righe della news era la seguente: perché ricorrere agli 80 euro quando si potrebbe fare un bel piano lavoro? perché riformare il Senato quando è più urgente una seria lotta all’evasione?
Hanno ragione, i bravi cittadini, solo che i benaltristi di professione continuano a sfornare solo dati funerei, come se l’Italia non ce la stesse mettendo tutta per stare al passo col resto dei competitor.

E però, se qualcuno leggesse i dati per intero, la risposta sarebbe un tantino diversa: nel 2013 la domanda di servizi è andata in negativo dell’1.4%, ma nel corso del primo trimestre del 2014 il dato si sposta verso il -0.4%: ovvero c’è stato un recupero dell’un per cento. Non è esattamente una cattiva notizia.

Se poi valutiamo i periodi tra il secondo trimestre del 2013 e lo stesso periodo di quest’anno, il differenziale arriva all’1.1%; addirittura di un punto e mezzo se consideriamo il primo 2013 col secondo 2014. Significa che nell’ultimo trimestre siamo ancora cresciuti, e non mi pare una cattiva notizia nemmeno questa. Ad essere ottimisti possiamo dire che l’effetto 80 euro nei mesi maggio-giugno si è visto tutto. Ma possiamo anche dire di più, ad esempio partire dai dati 2012. La crescita della domanda nel secondo trimestre di quest’anno, confrontata con tutto il 2013, ci porta ad una crescita relativa di due punti e mezzo; mentre rispetto a tutto il 2012 la crescita è stata addirittura del 3.7%.

Il Pil, come dice l’Istat, è calato dello 0.2% rispetto al trimestre precedente e dello 0.3% rispetto allo stesso periodo del 2013. L’Italia è nuovamente in recessione.

Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Io preferisco il mezzo pieno: il Pil nel 2012 è calato del 2,4%; nel 2013 è calato di 1,9%; nel secondo trimestre 2014 dello 0.2% con tendenza relativa allo 0.9-1% su base annua. Significa che la tendenza della domanda per i servizi è aumentata di circa un punto e mezzo nel secondo trimestre, e di un punto relativo alla fine dell’anno. Inoltre, i dati della produzione industriale nel 2014 sono in positivo dello 0.9% e i dati sull’occupazione a confronto col 2013 ci dicono che ci sono 100.000 posti di lavoro in più.

Dunque, possiamo fare tutti i conti che vogliamo e tutti ci diranno che siamo ancora pesantemente in crisi. Ma stiamo crescendo.