Il governo Letta di strette intese – senza Forza Italia, per intenderci – diffonde un’ansia frenetica che parla di tutto ma non dice nulla di nuovo. Gioca in attacco, dice, un nuovo inizio a tappe forzate, giura. Faremo. Stiamo per fare. Eccoci. Ma quando si passa dagli annunci alle proposte concrete, ecco che salta fuori l’immobilismo confuso che garantisce la sopravvivenza.

Come per la legge elettorale, lo strano patto di questa strana maggioranza si è dovuto adattare al giro di boa renziano. Tutto per la sopravvivenza. È bastato però che il segretario del Pd accennasse semplicemente alla modifica della Bossi-Fini e ad una legge sulle unioni civili, che Alfano si ricordasse di essere ancora l’Angelino custode dell’integralismo medievale. È successo appena Renzi è passato dalle proposte più semplici a quelle più concrete.

La proposta di Renzi è la più timida possibile, perfino meno coraggiosa di quella del Pd. Ma è troppo per la dicotomia alfaniana abituata ai comunicati vaticani. La proposta del segretario democratico si ferma alla tutela privatistica dei diritti, la stessa che la Corte europea ha già superato con le sentenze, e indietro anche rispetto alle ultime sentenze della Cassazione. Nelle retrovie, però, ci sono Alfano Gio­va­nardi e Sac­coni saldamente ancorati alla Santa Inquisizione.

Stessa cosa per il superamento della Bossi-Fini, anche se più complicato. Se per le unioni civili Renzi è più in sintonia con gli ortodossi della destra piuttosto che con gli alleati di governo, per la modifica della legge sull’immigrazione tutto il centrodestra rimane indecorosamente unito nel portare avanti una legge che si è dimostrata inutile oltre che disumana.

Accelerando con la manfrina della crisi, Angelino rischia seriamente di portarla a compimento. Che sia un bene?