Succede che al Concertone del 1° maggio, Piero Pelù faccia alcune pesanti accuse nei confronti di Renzi: «Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo lavoro. Il non eletto, ovvero il boy-scout di Licio Gelli, deve capire che in Italia c’è un grande nemico che si chiama disoccupazione, corruzione, voto di scambio, mafia, ‘ndrangheta e camorra».

Ora, dato che in Rete tutto rimbalza fino a diventare un hype di proporzioni ciclopiche, il viatico per stemperare il flame infinito di sciocchezze è ragionare con lucidità. Personalmente posso anche essere d’accordo con Pelù per quanto riguarda i mali italiani, quello che invece non sopporto è che per avere un pulpito si intensifica la dialettica fino a risultare offensiva. Due sono i termini usati dal rocker fiorentino che mi urtano particolarmente: gli 80 euro elemosinati e il boy scout di Gelli.

Possiamo discutere finché vogliamo del bonus da 80 euro che da fine mese arriverà ai lavoratori, ma 80 euro in busta per uno che ne guadagna 1.200 fanno la differenza (ad esempio il caso limite di Pina Picierno che ci ha fatto la spesa per due settimane) e non sono certo “elemosina”. Inoltre, associare il nome di uno dei peggiori criminali della storia italiana al premier solo perché nel 2008 Renzi non rinnovò a Pelù l’incarico di direttore artistico di Fi.Esta, il festival estivo fiorentino, incarico pagato 72mila euro tra l’altro, non fanno che confermare la bassezza delle affermazioni. Pelù si è difeso su Facebook dicendo che fu lui a dimettersi dall’incarico, ma una semplice ricerca basta per scovare un pezzo di verità: è vero che il cantante si dimise dall’incarico di direttore artistico, ma Renzi non lo confermò nella commissione che avrebbe dovuto accettare i progetti arrivati in comune come la giunta Dominici gli aveva promesso. Il dente è quindi avvelenato anche per questo motivo.

Per cui l’unica risposta che potevamo dare, ma che al tempo stesso non facesse aumentare il flame indisponente, era giocarci la carta dell’ironia. Stamattina, molto velocemente, ho preparato un volantino molto ironico sulle parole di Pelù che assieme ai ragazzi della PD Community abbiamo fatto girare in Rete. Il risultato è stato fantastico: migliaia di condivisioni, centinaia di persone che l’hanno fatto girare su Twitter e su Facebook che a loro volta sono stati retwittati e condivisi innumerevoli volte. Se poi aggiungiamo i molti post sui blog che parlano della vicenda (qui quello del buon Giulio sull’HuffPost), il quadro che viene fuori è straordinario. Insomma, un successo personale non indifferente, ma soprattutto una campagna ironica e per niente offensiva che ha colpito nel segno. D’altra parte #celochiedepiero.

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