Ieri Silvio Berlusconi ha annunciato che se il governo Letta non eliminerà l’Imu toglierà l’appoggio al governo. Cerchiamo di capirne di più su questa tanto bistrattata imposta, su chi la paga e quali altri paesi europei hanno una tassa simile alla nostra.

L’imu è l’Imposta municipale unica, è una tassa che grava su immobili e fabbricati oltre che su terreni agricoli e aree edificabili. Viene pagata in Italia dal proprietario dell’immobile e da chi ha un reale beneficio del bene – ad esempio l’usufruttuario. È stata introdotta da Berlusconi nel marzo del 2011 doveva entrare in vigore nel 2014 ed inizialmente erano escluse dal compito le prime case. Il governo di Mario Monti ne ha anticipato l’entrata in vigore nel 2012 ed ha stabilito che devono pagarla tutti, compreso chi possiede la sola abitazione principale.

Il calcolo dell’Imu è estremamente complesso (questo il calcolatore online del Sole 24 Ore), comprende il valore catastale dell’immobile a cui va aggiunta un’aliquota che varia da comune a comune. L’aliquota base non può scendere al di sotto del 4‰ del valore dell’immobile. A riscuotere la tassa sono i comuni, che dovranno altresì interessarsi delle sanzioni e degli interessi di mora maturati per il mancato o ritardato pagamento. A loro andranno i ricavi dell’Imu anche se allo Stato va circa la metà del ricavato. Lo scorso anno quasi 26 milioni di italiani hanno pagato l’Imu per una raccolta totale di 23,7 miliardi di euro (4 dalle abitazioni principali, 10,7 sulle altre, 9 da negozi laboratori artigianali e industriali). Ogni famiglia ha pagato in media 225 euro per la prima casa.

Come tutte le tasse anche l’Imu ha i suoi difensori e detrattori. Chi la difende dice che la metà delle famiglie italiane non la pagano perché non possiede un’abitazione di proprietà o perché l’abbattimento avviene tramite le detrazioni previste per legge; l’Imu inoltre cambia tantissimo per chi possiede una seconda casa – quindi si presume abbia pure un reddito più alto – e se si volesse eliminare la tassa sull’abitazione principale, si dovrebbero innanzitutto trovare i quattro miliardi di gettito che verrebbero a mancare (che diventano otto nel caso si restituisse l’imposta già pagata come vorrebbe Berlusconi). I difensori dell’Imu si chiedono se per trovarli il Pdl vuole tagliare le spese o aumentare le tasse sul reddito di lavoratori e imprese oppure ridurre drasticamente i consumi. I detrattori sottolineano invece che l’imponibile dell’imposta si basa su calcoli vecchi e lontani dai reali valori di mercato dell’immobile. La soluzione ideale è renderla più equa, non si è però capito in che modo.

L’Italia, al contrario di quel che dicono i detrattori dell’imposta, non è l’unico paese europeo a pagare una tassa sugli immobili. Tasse simili alla nostra esistono in Francia, Regno Unito, Spagna e Germania. Vediamo i criteri di pagamento in questi paesi.

Francia. In Francia si hanno due tipi di tasse sugli immobili: una a livello locale, la taxe d’habitation, che viene pagata da chi usa l’appartamento – proprietario, affittuario, o addirittura anche l’occupante a titolo gratuito -; e la taxe foncière, che viene pagata solo dal proprietario. Queste due tasse diminuiscono in base a criteri quale può essere l’abitazione principale, il numero di componenti familiari oppure, nel caso della taxe d’habitation, in base all’età dell’inquilino. Le aliquote vengono determinate dalle amministrazioni locali. Nel 2012 il governo Hollande ha imposto un ulteriore tassa sugli immobili, l’impôt de solidarité sur la fortune, per chi ha un patrimonio superiore a 1,3 milioni di euro.

Gran Bretagna. In UK hanno un’imposta chiamata council tax che varia, generalmente, tra lo 0,5 per cento e l’1,3 per cento del valore imponibile dell’immobile. La variazione percentuale dipende da numerosi fattori come, ad esempio, la collocazione dell’immobile (a Londra piuttosto che a Southampton). Inoltre per gli affitti superiori alle 125mila sterline (148mila euro) si applica uno stamp duty, un’ulteriore tassa (detta di registro) pari a circa l’1 per cento.

Spagna. La Spagna ha una tassazione sugli immobili molto molto simile all’Imu. All’impuesto sobre bienes inmuebles, applicata esclusivamente alla seconda casa, viene aggiunta un’imposta sul bene immobile che varia dallo 0,4% fino all’1,1%. In Spagna è stata reintrodotta da qualche anno un ulteriore tassa applicabile alle sole abitazioni dal valore superiore ai 700mila euro.

Germania. Anche la patria della signora Merkel ha una tassa sugli immobili simile alla nostra. Ogni Bundesland, ovvero lo stato federale tedesco, ha una sua normativa specifica che comprende una tassa sui beni immobili calcolata su particolari calcolatori che tengono conto della rendita catastale moltiplicata al valore che ogni provincia del Land decide di attuare.