Camera dei Deputati, ultimo giorno di consultazioni per Matteo Renzi, il presidente del Consiglio incaricato da Giorgio Napolitano di sondare i gruppi parlamentari per un nuovo governo. E che sia .

Il primo incontro, alle 10 e mezza, è con Forza Italia e Berlusconi è su da mezz’ora che lo aspetta. Un’ora e mezza dopo, a mezzogiorno, il gruppo forzista con il Cavaliere, Brunetta e Romano, si presentano in conferenza stampa (fantastico il labiale di Berlusconi: “non abbiamo potuto scambiarci nemmeno una parola“) per dire quello che si sapeva da tempo: non daremo la fiducia ma lo aiuteremo a portare a casa le riforme. Nessun colpo di scena, il Cavaliere ha trovato il palco occupato oggi. Da Renzi.

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È l’ora di pranzo quando i leader dei tre principali partiti politici si ritrovano quasi contemporaneamente a Montecitorio – e tra l’altro nessuno dei tre è un parlamentare o può stare in Parlamento, per ragioni diverse – ed è soprattutto l’ora dello streaming tra Renzi e Grillo. Inizia la consultazione ed inizia, come nelle previsioni, la retorica populista di Grillo. Delrio cerca di dialogare con Di Maio, vicepresidente pentastellato della Camera, ma il guru del Movimento lo stoppa inesorabilmente citando il presidente della vigilanza Rai, Roberto Fico, e il “leader del Movimento 5 Stelle” Alessandro Di Battista. Non è il giorno per Di Maio, ma nemmeno per l’educazione e il protocollo. È il teatro dell’assurdo: «Non sono democratico con voi». «Non lo sei mai stato», ribatte Renzi. «Ti do un minuto», continua Grillo. «#escidaquestoblog, Beppe. Esci da questo streaming!».

Finisce così quella cosa che Grillo non voleva e che, tra le altre cose, ha fatto di tutto per non partecipare. Perché è questo il succo di questa consultazione farsa: Grillo non c’era. Al suo posto è andato un insulso, patetico 65enne che credeva di poter fare quello che voleva, quando voleva e come voleva. Renzi è riuscito a stopparne le velleità sul nascere e non alterarsi quando il comico ha iniziato a insinuare dei De Benedetti, delle banche e dei poteri forti. Un’ottima prova da incassatore, quella di Renzi. Eravamo abituati a vederlo come un bulldozer che attaccava a testa bassa fregandosene di chi gli stava di fronte. Oggi invece ha fatto capire che al bisogno sa stare sulle sue e controbattere al momento giusto.

«Grillo è abile, potrebbe rivelarsi una trappola», diceva qualcuno dell’entourage di Renzi. In realtà è solo questione di standing. Una questione di streaming, come dice il grullo genovese.

Ci vorrà un bel po’ di tempo per metabolizzare questo 19 febbraio. Non meno tragico perché prevedibile: il tragico buffone esagitato, avvolto da una nuvola di astio impotente, che spara banalità ripetendo in random l’ormai insopportabile storia dei finanziamenti e degli scontrini. Dall’altro lato abbiamo un altro buffone tragico: il criminale, il corruttore, il condannato che invece di essere ai domiciliari o ai servizi sociali fende i saloni delle istituzioni, delinea riforme costituzionali fatte per eliminare gli organi di controllo e rovesciare come un guanto la legge. È questa l’Italia che ci meritiamo?

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