Il fantasma dell’inflazione

Ieri mi sono perso un pezzo di Maurizio Ricci su Repubblica in cui spiegava perché l’Italia non si può permettere di stare nell’euro. Diceva cose che – in un modo o nell’altro – ci siamo detti molte volte, del tipo che l’aggiustamento dei conti dei PIIGS sta avvenendo con il drammatico crollo della domanda interna e che questo impoverimento è un risultato intenzionale.

Citava tra l’altro uno studio della Deutsche Bank di alcuni mesi fa nel quale fissava un livello di cambio euro/dollaro oltre cui le imprese esportatrici non possono reggere il confronto con i concorrenti di altri paesi. Questo livello, chiamato “soglia del panico”, è diverso da paese a paese perché dipende dalle differenti economie. La banca tedesca ha fissato il fatidico limite a 1,79 contro il dollaro per la Germania, 1,24 per la Francia, 1,87 per la Spagna e 1,17 per l’Italia. Alla data di oggi, per cambiare un euro sono necessari 1,3587 dollari. Significa che, tabella Deutsche Bank alla mano, solo Berlino e Madrid in questo momento sono in grado di reggere il confronto.

In pratica si tratterebbe di una moneta unica che tenga assieme economie che necessitano le oscillazioni del cambio al 50 per cento. Sembra una pazzia, ma con l’intera Eurozona in surplus, è l’unica arma contro il fantasma dell’inflazione. Ce la faremo?

This post was last modified on 14 Novembre 2018 17:04