Lotta di classe

Bankitalia non lo scrive, ma ci offre i numeri per dire che la lotta di classe la stanno vincendo i più ricchi. Secondo il rapporto biennale sui bilanci delle famiglie, la Banca d’Italia ci offre un solo dato in netta controtendenza: la fase cruciale di questa crisi feroce è nel biennio 2010-12, ed è in questo lasso di tempo che il dieci per cento delle famiglie più ricche hanno aumentato il loro capitale. Se nel biennio precedente si era arrivati ad un già poco felice 45,7% di ricchezza netta familiare, nel biennio successivo questa disparità è aumentata attestandosi al 46,6%. La sperequazione è rilevante in entrambi i casi, ma l’aumento in periodo di crisi – con la ridistribuzione inversa all’impoverimento della fascia più debole – è un sintomo assoluto della mancanza strutturale del nostro paese a fornire mezzi e soluzioni alla risoluzione definitiva.

Nell’indagine si nota che i ricchi diventano sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri. Difatti il 16% dei nuclei familiari presi in esame vivono con un reddito annuo di 7.678 euro netti nel caso di sin­gle e di 15.300 euro per una famiglia di tre persone. Nel biennio precedente la percentuale era di due punti in meno. In un quadro generale in eterna depressione, vediamo che la ricchezza assoluta è diminuita del sette per cento: tradotto vuol dire che metà delle famiglie italiane vive con meno di duemila euro al mese e un reddito poco superiore ai 24mila; il 20 per cento guadagna circa 1.200 euro al mese con un reddito inferiore ai 15mila euro, mentre un dieci per cento di famiglie riesce ad avere un reddito superiore ai 55mila euro. Il doppio.

Dal 2007 il Pil italiano è sceso del 9 per cento e la produzione industriale del 25. Questi dati indicano ovviamente un calo degli occupati e delle opportunità di lavoro: alla fine del 2013 la disoccupazione ha sfiorato il 13% e di oltre il 41 per i giovani. Gli indici di disuguaglianza sono tendenzialmente in aumento (nel 2008 era del 44,3%, nel 2010 del 45,7%, nel 2012 del 46,6) e le conseguenze ricadono maggiormente sui giovani le cui pro­spet­tive si sono offu­scate rispetto alle gene­ra­zioni pas­sate. Tutto questo, come è normale che sia, ha effetti devastanti sulla composizione familiare, soprattutto in quelle composte da una sola persona.

I dati di Bankitalia dicono che se fino al 2000 si vedeva la forma di un capofamiglia (inteso come maggior reddito) trentenne, nell’ultimo decennio questa forma è stata soppiantata da un capofamiglia anziano e ultrasessantenne, spesso già in pensione.

Come al solito la differenza di genere è nettamente a sfavore delle donne. Il reddito medio individuale di una donna è di 14mila euro, 18.600 per gli uomini. Infine, la forbice ricchi-poveri è confermata dal fatto che le famiglie con reddito più basso percepiscono solo il 2,4% del reddito prodotto, mentre le famiglie con il reddito più alto ne percepiscono il 26%.

This post was last modified on 14 Novembre 2018 17:04