Qualcuno ancora mi ricorda che “c’è piena sintonia con Berlusconi” è una frase che di per sé è un pugno nello stomaco. Lo sarebbe anche se un leader palestinese pronunciasse questa frase a proposito di Netanyauh. Ma in quest’ultimo caso tutti tirerebbero un sospiro di sollievo nella speranza che forse si riesce a concludere qualcosa. In termini molto diversi, e meno tragici, questo è quello che accade in Italia. La legge presentata da Renzi, diciamolo, non fa schifo ma fa storcere il naso ai puristi-puristi. Non è il massimo, logico che non lo sia, ma è un inizio: perlomeno c’è il ballottaggio. E una speranza di governabilità. Forse con qualche forzatura riusciranno anche a strappare le preferenze (questione di principio più che di pratica, meglio sarebbero i collegi uninominali). E poi c’è il resto: l’abolizione del Senato come lo conosciamo – che dovrebbe comportare un notevole snellimento legislativo – a favore della Camera delle autonomie (termine astratto che non si sa come sarà, ma che odora di auspicio). Insomma, è normale avere mal di pancia, anche acuti. Ma sarebbe auspicabile anche darsi dei pizzicotti, per ricordarsi che non siamo a Dreamland.

E a proposito di dimissioni: quelle che contano di più, oggi, sono quelle di Bersani.