Il sindacato ha esalato le sue quattro orette di sciopero contro la manovra. Una mezza porzione, come i colpetti sempre più flebili del sepolto vivo contro il coperchio della bara; più un tentativo di richiamare l’attenzione che la voglia di aprirsi la strada alla maniera di Uma Thurman.

È sconcertante pensare come, non molto tempo fa, una sola sigla fosse in grado di stoppare con un’unica storica manifestazione i propositi del pericolosissimo Berlusconi; mentre ieri l’altro l’egolatria coi capelli cotonati e oggi il suo clone giovane e calvo siano in grado di spazzarli via con il disinvolto fastidio di chi si ritrova una mosca davanti agli occhiali da lettura.

La spiegazione però c’è, e l’ha data Fassina, un personaggio davvero pirandelliano: il governo Letta si trova a muovere dentro vincoli stringenti e tutti ne dobbiamo avere consapevolezza, per questo lo sciopero è un errore. Dunque nei vincoli europei c’è anche la sostanziale liquidazione del sindacato. E Fassina che dice di voler abbattere quei vincoli, invece di chiedere al paese di dargli la forza di farlo, tronca e sopisce. Come se con Camusso, Bonanni e Angeletti ce ne fosse davvero bisogno.