La disinvoltura tutta italiana nel creare un “evento politico” quando i due maggiori soggetti parlamentari decidono finalmente di dialogare fra loro. Posto che “dialogare” sia il termine giusto.

In un paese civile e democratico, è del tutto normale che i due principali soggetti politici si incontrino e parlino tra loro per arrivare alla chiusura del cerchio nelle riforme. È la democrazia compiuta che lo obbliga; non obbliga, invece, la celebrazione enfatica su tutti i media nazionali dell’incontro in streaming: questo dato indica la dimensione della disgraziata situazione in cui versa il paese. È irritante che il M5S chieda la diretta web, a fronte del repentino cambio di strategia del duo Grillo-Casaleggio, marcando il segno in una insoddisfazione eterna tra il dire e il fare. Ciò comporterà, ed è inevitabile a mio avviso, le deduzioni scritte (e parlate in maniera ossessivamente nulle) ad ogni incontro: le proposte del Pd, le contro-proposte del M5S, le deduzioni sulle contro-proposte dei pentastellati, le contro-deduzioni sulle contro-proposte del Pd e via così all’infinito.

Insomma, cominciare un “dialogo” in questo modo è snervante. Ed è soprattutto tardivo perché ormai la direzione presa dal Pd – per palese responsabilità del M5S quando percorreva la strada dello sfascismo ad oltranza – sembra indirizzata verso lo sfasciatissimo centrodestra, depauperato di qualsiasi consistenza politica dopo l’abbandono forzato del suo leader, ma ancora in grado di delineare la rotta nell’area di appartenenza. Non è un caso che sia così, è la politica a forzare la mano sul dialogo.

Il dialogo tra i due principali contendenti, a mio modesto avviso, sarà la versione riveduta e corretta della sceneggiata che abbiamo imparato da oltre un anno. Entrambi si vedono in cagnesco, il fumo negli occhi non si dirada nemmeno se è il 5Stelle a fare il primo (obbligato) passo verso il dialogo. La semplicità delle deduzioni è disarmante e gli scopi dei due leader sono distanti anni luce e palesemente incentrati nel dare un chiaro messaggio ai rispettivi elettori: il partito di governo continua la sua battaglia nel cercare di migliorare le condizioni del paese dando prova di lungimiranza politica incontrando chi ha sfasciato lo sfasciabile; il movimento all’opposizione continua la sua battaglia nell’osteggiare qualsiasi proposta del Pd ma nel frattempo, con i modi più o meno garbati di Di Maio, cerca di riprendersi l’elettorato che in questi mesi lo ha sfanculato per l’inutile solitudine oltranzista. Ma stante la situazione del paese, si richiede una vera unità d’intenti.

Matteo Renzi, privato del suo principale competitor – qualcuno mi faceva notare che “è ridotto ad un cagnolino scodinzolante che accetta qualsiasi bastonatura pur di non scomparire” (ma io non credo affatto che sia così) – e rimettendo in riga la fronda interna capeggiata dai vari Civati, Vannino Chiti, Corradino Mineo ecc. ecc., è finalmente nella situazione di poter avviare quelle riforme che abbiamo bisogno, e, soprattutto, puntare al massimo possibile del suo programma di governo. Ce la farà? non ce la farà? Vedremo. Sappiamo che, anche se l’ultimo dato della produzione industriale registra un -1,8%, i poveri accertati sono cinque milioni, e la disoccupazione è in continuo aumento, il premier sta gestendo la situazione in maniera egregia. Unica pecca, secondo me, è il continuo spostare in avanti la scadenza delle riforme, meccanismo semplice ma che comincia a destare sospetti anche in chi ha creduto ciecamente in lui (e il sottoscritto non è annoverabile tra questi).

In conclusione, credo che il dialogo in streaming tra i nostri due soggetti sarà il solito discorso tra sordi: nell’ottica di una partita senza scrupoli e senza nulla da perdere per il M5S, per cercare di portare consensi all’opera di governo per i Democratici. Dovesse malauguratamente andare a finire come credo, spero che Renzi punti tutto sulle riforme senza più contare sull’uno o l’altro alleato-competitor. Le riforme si fanno con chi ci sta, e finché nel M5S perdurerà l’imprinting di Grillo-Casaleggio loro non ci staranno mai.