Quando qualche mese fa Obama disse apertamente che gli americani avrebbero goduto di una riforma sanitaria valida per tutti, probabilmente il primo presidente afroamericano d’America non si aspettava una così dura lotta – e a tratti condita da qualche dietro front eclatante come quello di settimana scorsa – sull’approvazione della legge al Senato e alla Camera. Come probabilmente non si aspettava, o forse sì ma non fino a questo punto, una così dura reazione da parte dei suoi concittadini contro la riforma che permetterebbe ad oltre 40 milioni di americani di avere una copertura assicurativa sulla salute.

Se tutto va come dovrebbe andare, e per il momento non va tutto bene, la riforma dovrebbe essere approvata entro l’anno, per cui le difficoltà affrontate dai democratici al Congresso dovrebbero essere spianate con l’approvazione di novembre o dicembre. Il problema, come ormai capita quando ci sono grossi cambiamenti che dissestano la normale routine, è che anche alcuni democratici non sono favorevoli ad una sanità pubblica (anche se in realtà non lo è, ma si avvicina di molto alle riforme tipiche di paesi come il nostro) perché in un modo o nell’altro sono sostenuti da lobby farmaceutiche o da aziende operanti nel settore sanitario, quindi la lotta si sposta non soltanto tra i due principali partiti americani – democratici e repubblicani – ma anche tra i differenti gruppi all’interno del Partito Democratico del Presidente Obama.

E proprio per evitare una sciagura alle votazioni, il Senatore Ted Kennedy, ormai prossimo ad una morte pressoché imminente (cancro al cervello), ha scritto una lettera privata al Governatore del Massachusetts Deval Patrick, al Presidente del Senato Teresa Murray, e al portavoce della Camera dei Rappresentanti Robert DeLeo, chiedendo di cambiare i criteri di selezione per i posti lasciati vacanti al Senato.

Una legge approvata nel 2004, attribuisce allo Stato in cui il posto è rimasto vacante di indire una speciale elezione per eleggere il candidato che dovrà rappresentarli al Senato entro cinque mesi dalla vacanza. Il problema è che il Massachusetts non prevede un rappresentante intermedio nel lasso di tempo tra la vacanza e l’elezione come buona parte degli altri Stati, quindi il Leone del Massachusetts – come viene definito il fratello di JFK – ha chiesto di modificare la regola pronunciando lui stesso in anticipo chi dovrà sostituirlo in questo periodo, e nel frattempo assimilare il Massachusetts agli altri Stati dove la regola è norma. La motivazione della richiesta è politica chiaramente: difatti il Senatore Kennedy è stato da sempre sostenitore di una sanità per la gran parte degli americani, e adesso che la legge potrebbe seriamente passare il vaglio del Congresso, il vecchio Senatore si vede costretto a fare i conti con la sua di salute, quindi la richiesta di pronunciarsi per il suo sostituto nel medio termine appare praticamente obbligatoria.

Non sono naturalmente mancati gli oppositori che la intendono come legge ad personam proprio adesso che i democratici sono in maggioranza in tutte le Camere, ma nei cinque anni dalla promulgazione di questa legge, anche molti repubblicani si sono opposti al lungo tempo che intercorre tra la vacanza e l’elezione, per cui se i destinatari della missiva di Kennedy non faranno ostruzionismo – cosa che sembra non stiano facendo – molto probabilmente entro breve anche la legge del Massachusetts potrebbe cambiare a favore del più longevo Senatore americano (dopo il democratico del West Virginia Robert Byrd).

Tutto per una legge che tuteli la sanità pubblica: siamo negli Stati Uniti, non in Bangladesh anche se non sembra…

Update 26 agosto
Ted Kennedy non ce l’ha fatta: è morto stanotte nella sua casa di Hyannis Port, in Massachusetts.