I dati strumentali, la frequenza e l’intensità degli eventi climatici lasciano poco spazio a interpretazioni: la crisi climatica è un fatto inconfutabile

La vita sulla Terra esiste grazie alla combinazione di diversi fattori, tra cui la giusta distanza dal Sole, la composizione chimica dell’atmosfera e la presenza del ciclo dell’acqua.

La giusta distanza dal Sole. La Terra si trova nella zona abitabile del Sole, ovvero la regione intorno alla stella in cui la temperatura è sufficientemente elevata da consentire la presenza di acqua liquida sulla superficie. Se la Terra fosse più vicina al Sole, sarebbe troppo calda e l’acqua si evaporerebbe; se fosse più distante, sarebbe troppo fredda e l’acqua si congelerebbe.

La composizione chimica dell’atmosfera. L’atmosfera terrestre è composta principalmente da azoto (78%) e ossigeno (21%). Questi gas sono essenziali per la vita, in quanto permettono la respirazione degli esseri viventi e proteggono la superficie terrestre dai raggi ultravioletti del Sole.

Il ciclo dell’acqua. Il ciclo dell’acqua è il processo continuo di evaporazione, condensazione e precipitazione dell’acqua. Questo ciclo è fondamentale per la vita, in quanto fornisce acqua dolce agli esseri viventi e regola il clima terrestre.

L’effetto serra naturale. L’effetto serra naturale è un fenomeno che si verifica grazie alla presenza di gas serra nell’atmosfera. Questi gas trattengono il calore solare, impedendo che si disperdi nello spazio. Grazie all’effetto serra naturale, la temperatura media della Terra è di circa 15 gradi centigradi, il che rende possibile la vita sul nostro pianeta.

L’uomo sta alterando l’effetto serra naturale. L’uomo sta alterando l’effetto serra naturale attraverso l’emissione di gas serra nell’atmosfera. Questi gas, come l’anidride carbonica e il metano, trattengono il calore solare in misura maggiore rispetto ai gas serra naturali. Questo sta provocando un aumento della temperatura terrestre, che ha conseguenze negative per la vita sul nostro pianeta.

Cambiamento climatico

La crescente preoccupazione riguardo ai cambiamenti climatici è ormai un dato incontrovertibile all’interno della comunità scientifica. Da diversi decenni, i ricercatori hanno impiegato modelli matematici sempre più precisi per descrivere in maniera attiva l’evoluzione inquietante del clima del nostro pianeta, attribuendo tali mutamenti principalmente all’attività umana, specialmente all’uso smodato di combustibili fossili.

L’attuale scenario ci pone di fronte a fenomeni climatici sempre più estremi, frequenti e distruttivi. In risposta a questi eventi, numerose specie stanno tentando di adattarsi: alcuni uccelli migratori modificano i loro periodi di arrivo e partenza di anno in anno, le fioriture anticipano il loro tempo, e le specie montane si spingono, fino alle proprie estreme possibilità, verso quote sempre più elevate. Ma tutto ciò ha un costo.

Aumento delle temperature

Non ci sono più dubbi: il clima del pianeta sta cambiando, e la nostra responsabilità è innegabile. L’estate del 2022 è stata la più calda registrata nella storia europea, con una temperatura media in Italia di 2,26 gradi superiore a quella del XIX secolo, anno da cui abbiamo iniziato a registrare i dati climatici. I dati però cambiano continuamente: luglio 2023 è stato il mese più caldo mai registrato. L’emergenza climatica e i fattori meteorologici contingenti si sono sovrapposti, aumentando le temperature. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha commentato: «Non siamo più nell’era del surriscaldamento globale, ma nell’era del global boiling».

I dati strumentali, la frequenza e l’intensità degli eventi climatici osservati, insieme ai cambiamenti nei comportamenti e nelle abitudini migratorie e riproduttive di numerose specie animali e vegetali, lasciano poco spazio a interpretazioni: la crisi climatica è un fatto inconfutabile.

Obiettivo minimo dell’UE di riduzione netta di gas serra entro il 2030, per non superare la soglia di 1,5°C
È il tasso del calo del ghiaccio artico per decennio

Oggi, la comunità scientifica è unanimemente concorde nel riconoscere l’attività umana come la principale responsabile della crisi climatica. Soprattutto per l’aumento delle emissioni di gas serra nell’atmosfera. I livelli di concentrazione hanno raggiunto cifre record: l’anidride carbonica ha subito un incremento di quasi il 150% rispetto ai livelli preindustriali, il metano del 262%, e il protossido di azoto del 123%.

La concentrazione di CO2 nell’atmosfera è monitorata dal Mauna Loa Center dell’agenzia NOAA americana. Nel maggio 2022, la media registrata è stata di 420,99 parti per milione, una concentrazione che non si verificava da almeno 650 mila anni, ma forse ancor prima.

Questo aumento di CO2 è responsabile dell’innalzamento globale della temperatura, il quale, a sua volta, rende sempre più comuni fenomeni come inondazioni, siccità, dissesti idrogeologici, diffusione di malattie, crisi agricole, crisi idriche ed estinzione di numerose specie animali e vegetali. Non possiamo permetterci di attendere ulteriormente; è indispensabile invertire questa tendenza.

Un nuovo modello contro la crisi climatica

Per combattere efficacemente il cambiamento climatico e garantire un futuro sostenibile al pianeta e alle persone, è essenziale adottare un nuovo modello economico entro il 2050, basato sulla sostenibilità e l’equità, ma soprattutto privo delle radici carboniose dei combustibili fossili. Questa transizione verso un’economia del futuro deve essere in grado di affrontare il livello di crisi climatica che non possiamo più evitare.

il WWF propone un nuovo accordo globale di portata internazionale, efficace, giusto e giuridicamente vincolante. Chiede ai governi nazionali di promuovere strategie e percorsi ben definiti, con obiettivi e tappe precise, per raggiungere l’azzeramento delle emissioni prima della metà del secolo, costruendo così una transizione verso l’economia del futuro.

Tra le iniziative necessarie vi è la promozione dell’efficienza energetica per ridurre le emissioni di CO2 e la transizione della produzione energetica verso fonti rinnovabili, come l’energia solare ed eolica. Inoltre, bisogna sviluppare strategie di adattamento al cambiamento climatico per proteggere le persone e gli ecosistemi a rischio.

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Spesi 160 miliardi per riparare i danni da alluvioni

160 miliardi di euro: è questa la cifra monstre che è stata spesa, dal dopoguerra ad oggi, per riparare i danni devastanti provocati da alluvioni e frane nel nostro Paese. È come se ogni anno, da decenni, una somma incredibile venisse inghiottita nelle voragini della natura.

La situazione è tutt’altro che rassicurante: al momento, circa 41.000 chilometri quadrati di territorio italiano sono classificati a rischio idraulico e soggetti al pericolo di alluvioni. Per capirci, stiamo parlando di un’area vasta quanto l’Emilia-Romagna e l’Umbria messe insieme.

Il cambiamento climatico non è soggettivo

La crisi climatica è presente ogni giorno nella nostra vita: è ora di farsene una ragione e fare qualcosa per risolverla. Il paradosso, però, è che nonostante questa drammatica situazione, Stato, Regioni e Comuni sembrano voler continuare sulla strada pericolosa del consumo incontrollato di suolo. Come dichiarato nell’ultimo report dell’ISPRA del 2022, la situazione è allarmante: si stima che una media di 19 ettari di territorio venga consumata ogni giorno, il valore più alto degli ultimi dieci anni.

I numeri sono scioccanti: il cemento ha già invaso ben 21.500 chilometri quadrati del suolo nazionale, e di questi, 5.400 chilometri quadrati, un’area equivalente alla Liguria, sono occupati solo dagli edifici: il 25% di tutto il suolo consumato. Questo scenario evidenzia una situazione critica, in cui l’urbanizzazione incontrollata e lo sviluppo edilizio sembrano essere fuori controllo.

È necessario un impegno economico considerevole

Secondo l’ISPRA, le risorse richieste per fronteggiare questa emergenza sono quantificate intorno ai 26 miliardi di euro, sulla base della Piattaforma ReNDIS nel 2020. Tuttavia, alcune previsioni suggeriscono che questa stima potrebbe essere notevolmente sottostimata. Nel 2013, infatti, il Ministero dell’Ambiente aveva stimato che sarebbero serviti almeno 40 miliardi di euro per i successivi 10 anni al fine di garantire la sicurezza del nostro Paese.

Commissari e commissioni

Finora, le varie istituzioni si sono limitati a prendere provvedimenti d’emergenza e a nominare commissari senza conseguire risultati significativi. Abbiamo assistito alla nomina di commissari regionali straordinari per la siccità, commissari nazionali straordinari per la siccità, commissari per il dissesto idrogeologico, e addirittura commissari per il servizio idrico e la depurazione. Tutto ciò ha dimostrato l’incapacità e la mancanza di volontà delle nostre istituzioni nel gestire il problema in modo efficace e coordinato, adottando un approccio basato sui bacini idrografici come richiesto dalle direttive europee “Acque” e “Alluvioni”.

Piccole azioni contro la crisi climatica

Come cittadini ci sono molte cose che possiamo fare per combattere il cambiamento climatico. Scegliere fonti energetiche rinnovabili, come l’energia solare ad esempio, e migliorare l’efficienza energetica dei nostri edifici e dei nostri veicoli.

Aumentiamo l’efficienza energetica. Possiamo farlo adottando comportamenti più sostenibili, come spegnere le luci quando non le usiamo, isolare le nostre case e guidare meno.

Investiamo nelle fonti energetiche rinnovabili. Possiamo farlo installando pannelli solari sui nostri tetti, investendo in aziende che operano nel settore delle energie rinnovabili e sostenendo le politiche che promuovono l’energia pulita.

Adottiamo comportamenti più sostenibili. Possiamo ridurre il consumo di energia, di acqua e di cibo, riciclare e compostare, e scegliere prodotti sostenibili.

Sosteniamo le organizzazioni che combattono il cambiamento climatico. Possiamo donare denaro, fare volontariato e diffondere la consapevolezza su questo importante problema.

Dalle piccole azioni nascono le grandi rivoluzioni, ognuno di noi può fare la sua parte per combattere la crisi climatica. Diamoci da fare per creare un futuro più sostenibile per il nostro pianeta. Basta poco. Basta iniziare.

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