Mentre in Germania chiudono le ultime centrali nucleari legando le sorti tedesche alle fonti fossili e a Bruxelles litigano sulla deroga ai biocarburanti chiesta dall’Italia, gli Stati Uniti puntano dritti sull’elettrificazione delle auto per decreto dell’Amministrazione Biden.

L’Environmental Protection AgencyEPA – l’agenzia per la protezione ambientale americana, ha annunciato che entro il 2032 entreranno in vigore nuovi standard federali per le emissioni dei veicoli statunitensi. Le nuove norme prevedono che circa il 65% dei veicoli da trasporto passeggeri sia a zero impatto ambientale, cioè nessuna emissione allo scarico.

Per avere un’idea di cosa stiamo parlando, ecco per sommi capi come stanno le cose: le auto elettriche negli Stati Uniti ad oggi hanno una quota di mercato del 5.6%, la cui stragrande maggioranza vendute in California grazie a delle normative statali molto più restrittive rispetto a quelle federali. Da qui si comprende facilmente che nell’arco di dieci anni il mercato statunitense dovrebbe venire “invaso” da BEV per decreto presidenziale. L’Epa, infatti, è sotto le dipendenze della Presidenza degli Stati Uniti, per cui è abbastanza logico pensare che Joe Biden stia premendo per un piano strategico che marcia verso l’elettrificazione dei veicoli di consumo.

È inutile giudicare oggi la strategia statunitense; di un dato, però, possiamo essere abbastanza certi: l’Europa non è riuscita a imporsi con l’industria dell’automotive per decarbonizzare l’intero settore e corre il serio rischio di perdere la sfida cruciale con la Cina sull’elettrico.

Gli Stati Uniti, al contrario, hanno introdotto lInflation Reduction Act che subordina gli incentivi alle Bev alla produzione locale di prodotto e materie prime. In soldoni: l’Epa sta ponendo le basi per un protezionismo che andrà a creare la domanda interna.

Ma è risaputo che la leadership geopolitica del futuro si giocherà anche – e soprattutto – sul cambiamento climatico e sulle risorse energetiche a basso impatto ambientale. Gli Stati Uniti, nel bene o nel male, se la stanno giocando fino in fondo. L’Europa, no.

Ovviamente la proposta di Biden dovrà fare i conti con i mal di pancia degli americani alle imposizioni governative, tant’è che persino il Wall Street Journal si chiede, pur considerando l’elettrificazione un’importante soluzione tecnica, come può l’amministrazione Biden imporre per decreto un procedimento del genere: “L’Epa non ha l’autorità per imporre i veicoli elettrici, ma lo farà indirettamente stabilendo questi nuovi standard di emissioni di CO2. L’amministrazione sta plasmando un importante settore in un modo senza precedenti in un’economia di libero mercato. Questa è una pianificazione centralizzata in stile cinese, poiché i produttori rispondono prima ai loro referenti politici piuttosto che a consumatori e investitori. L’industria automobilistica Usa è ancora nominalmente privata, ma sta diventando un’entità diretta dallo Stato. I democratici e le case automobilistiche affermano che i veicoli elettrici sono il futuro, ma allora perché il governo deve sovvenzionarli e renderli obbligatori? Il governo non ha dovuto costringere Henry Ford a realizzare la Model T né i consumatori ad acquistare l’iPhone”.

Da che mondo è mondo, l’ostilità di un certo establishment è nota anche senza l’editoriale del WSJ. Resta semmai da capire cosa succederà dopo le presidenziali dell’anno prossimo e chi siederà allo studio ovale. Quello che sappiamo è che se vincesse Biden probabilmente la proposta dell’Epa andrà a compimento; ma se vincessero i Repubblicani, con ogni probabilità la piattaforma dell’Epa tornerà nell’oblio esattamente come lo era durante l’amministrazione Trump che smantellò la policy ambientale di Obama e licenziò Gina McCarthy, l’allora capo dell’Epa, riducendone infine drasticamente gli stanziamenti.

Lo stesso problema lo abbiamo noi europei con le prossime elezioni comunitarie: le deroghe per efuel e biofuel hanno evidenziato come il conflitto tra alcuni stati membri e la Commissione sia ormai ben oltre la normale diaspora politica, e se le prossime elezioni europee dovessero ribaltare l’attuale situazione politica, ecco che a farne le spese sarà sicuramente il criticatissimo Fit for 55.

Il grande sconfitto potrebbe essere la Germania, che dopo aver piegato il Continente ai propri interessi ha forse capito che la propria linea sta avvantaggiando le elettriche cinesi e Tesla: i primi stanno valutando seriamente l’apertura di uno stabilimento in Europa, con BYD, dopo aver monopolizzato il mercato interno delle elettrificate (in Cina, la quota di Bev tedesche è del 5%); il secondo, sta uccidendo la concorrenza con una serie di ribassi che hanno reso Model 3 e Model Y imbattibili nel rapporto qualità/prezzo. E forse, guardando al mercato, è questo il motivo che Volkswagen ha chiesto il rinvio della normativa Euro 7 fino all’autunno del 2026.