Quanto è reale il legame quasi soprannaturale tra una squadra e una coppa? E quanto invece è solo un’illusione magica? I discorsi sull’identità di un club e sulla sua mistica nelle varie competizioni, come nel caso del Siviglia in Europa League, generano sempre controversie. Ma rimandare l’analisi dei trionfi di squadre come il Siviglia o il Real Madrid a un piano intangibile è solo una scappatoia comoda, o potrebbe essere il punto di partenza per comprendere il segreto di tanta grandezza nelle notti europee.

Il Siviglia, da tempo, ha nutrito una particolare attenzione per l’Europa League (e l’abitudine alle eliminazioni dirette ha portato agli andalusi anche due Coppe del Re). La società influenza senza dubbio allenatori e rosa, dando priorità alle partite del giovedì. Ma le loro scelte nella costruzione del team e le idee di gioco sembrano incredibilmente adatte a un torneo fatto di sfide incerte e di opportunità improvvise. Nel Siviglia, ci sono elementi costanti che trascendono i singoli tecnici e calciatori: sono queste variabili che compongono la loro autentica identità.

Lo zoccolo duro

Oggi, con Mendilibar in panchina e Lopetegui e Sampaoli licenziati a stagione in corso, gli andalusi hanno riscoperto la loro essenza. Una squadra che vanta giocatori tecnici, ma si fonda sulla coesione senza palla, sull’intensità e sulla capacità di soffrire. In tutti i loro trionfi, il Siviglia si è dimostrato innanzitutto una squadra solida, che non si arrende mai nei momenti difficili, anche di fronte a avversari nettamente superiori.

Sono favoriti dal possedere non solo degli elementi davvero eccezionali, ma anche un nucleo di giocatori dall’impatto atletico straordinario, perfetti per qualsiasi situazione nelle eliminatorie. Un filo conduttore che si snoda da Pareja, M’Bia, Krychowiak, N’Zonzi, passa per Fernando, Diego Carlos e Koundé, e giunge oggi a Gudelj, allo stesso Fernando e ad Acuna. Senza dimenticare Jesus Navas, una vera e propria leggenda vivente nella gloriosa storia del Siviglia in Europa sin dai tempi della Coppa UEFA. Questa è una squadra di duri combattenti, su cui ogni allenatore ha potuto imprimere le proprie idee.

Come gioca il Siviglia

Il Siviglia, con Lopetegui e Sampaoli, giocava in modo pretenzioso e i calciatori in posizioni insolite. Il possesso palla diventava eccessivo e la complicata fase di costruzione portava spesso a grossolani errori difensivi. Mendilibar ha saputo assecondare immediatamente la natura dei suoi giocatori.

Il tecnico basco non aveva mai allenato una squadra con la qualità del Siviglia. Nonostante il loro alto livello tecnico, però, alcuni dei migliori giocatori sembrano adattarsi perfettamente alle sue idee. Inoltre, è stato agevolato dalla presenza di alcuni suoi fedeli del periodo all’Eibar: Dmitrovic, il portiere serbo con lanci lunghi e precisi, Joan Jordan, che sotto la sua guida è diventato uno dei migliori centrocampisti della Liga, e Bryan Gil, che aveva stupito tutti durante la sua prima stagione da titolare a Ipurua.

Tattica e numeri

Rispetto alla sua esperienza all’Eibar, Mendilibar ha abbandonato il 4-4-2 e ha optato per il 4-2-3-1. Non esiste una formazione titolare fissa in quanto i giocatori ruotano frequentemente tra campionato e coppe. Ad esempio, in porta Dmitrovic è il titolare in Liga, mentre in Europa League gioca Bono. Contro il Manchester United, il difensore centrale Marcao si è infortunato e il mediano Gudelj è stato spostato in difesa. A sua volta, Rakitic è stato arretrato a centrocampo per giocare accanto a Fernando. Sulla trequarti, mentre Gil gioca principalmente in campionato, i titolari in coppa dovrebbero essere Lamela, Suso e Ocampos (in modo imprevedibile, Suso spesso ha giocato come trequartista centrale: secondo Mendilibar, per tornare sulla sua preferita fascia destra dovrebbe correre di più e finalizzare meglio le sue giocate). L’attaccante centrale è Youssef En-Nesyri, reduce da un eccellente Mondiale con il Marocco.

Come ti plasmo la squadra

Mendilibar ha saputo plasmare il Siviglia in una squadra che rappresenta il perfetto compromesso tra talento e atletismo con giocatori come Lamela, Ocampos ed En-Nesyri. La sua prima mossa è stata drastica: ridurre il numero di passaggi in fase di costruzione. Quando gli avversari pressano alto, il Siviglia cerca immediatamente il lancio lungo per scavalcarli. Bono e Dmitrovic sono dotati di un ottimo piede e i loro lanci raramente sono casuali.

Lamela e Ocampos, ad esempio, di solito giocano, rispettivamente, molto larghi a sinistra e destra. Sono significativamente più alti rispetto alla media degli esterni e dei trequartisti, con Lamela alto 1,84 e Ocampos, ex Marsiglia, che misura 1,87 metri. Essendo spesso anche più alti dei terzini che li marcano, sanno sfruttare benissimo il contatto fisico. Indirizzare il pallone su di loro significa spesso vincere il duello e avviare l’azione offensiva direttamente nell’ultimo terzo di campo.

Anche En-Nesyri ha caratteristiche simili. Alto e slanciato, con un avambraccio bendato che lo trasforma in un pugile da strada, il marocchino non solo misura un metro e novanta, ma ha anche un’elevazione eccezionale. En-Nesyri è un genio da seconde palle: se i trequartisti e i centrocampisti si raggruppano intorno a lui, il Siviglia ha ottime probabilità di vincere il rimbalzo. Per favorire la conquista del pallone dopo il duello aereo, il trio di mezzepunte si restringe verso il lato palla e uno dei mediani, insieme al terzino di quel lato, si posiziona alle loro spalle.

Contro la Juve si allarga il gioco

Se gli avversari, come probabilmente la Juve stasera nelle semifinali di Europa League, decidono di aspettare più basso, Mendilibar ha un piano anche per questo scenario. Di solito, uno dei terzini si spinge in avanti creando spazio per uno dei mediani che si posiziona accanto al centrale per avviare l’azione. Anche in questa situazione l’obiettivo principale dei centrocampisti è allargare il gioco. Rakitic e Joan Jordan sono veri specialisti delle aperture, perfetti per spostare rapidamente il gioco sulle fasce che tanto piacciono a Mendilibar. Una volta che la palla arriva all’esterno, l’attacco prosegue con le combinazioni tra ala e terzino.

Lamela e Ocampos sono entrambi abili nel dribbling e nel dialogo stretto. Tuttavia, Ocampos aggiunge anche una buona varietà di movimenti senza palla. L’ex giocatore del Genoa sa come muoversi dietro il terzino avversario come un vero attaccante, sia per tagliare verso il fondocampo sia per infilarsi in area. Quando è in forma, Ocampos è l’uomo più pericoloso del Siviglia, il primo destinatario dei passaggi dei centrocampisti. Di solito gioca sulla destra perché Mendilibar preferisce che le sue ali crossino invece di rientrare – anche se Ocampos ha abbastanza tecnica per convergere pur mantenendo la palla sul piede forte, così come Lamela dall’altro lato. Se non riescono a superare gli avversari, sia Ocampos che Lamela sanno attirare l’attenzione degli avversari senza perdere palla, creando spazio per la corsa dei terzini, Acuna a sinistra e il leggendario Jesus Navas a destra.

Inoltre, va sottolineato il contributo delle palle inattive. Da quando Mendilibar è arrivato, cinque dei diciassette gol segnati sono arrivati da calci d’angolo. L’unico match senza reti da situazioni di palla ferma è stato l’andata contro il Manchester United. I principali pericoli sui calci d’angolo sono rappresentati da En-Nesyri e dal difensore centrale Badé. Gli spagnoli sono molto pericolosi sul primo palo e spesso emergono dalle mischie in area. Dettagli che non vanno sottovalutati, considerando la natura episodica delle partite ad eliminazione diretta.

Palmares

Il Siviglia ha vinto 6 Europa League, più di tutti: 4 in altrettante finali (tre di seguito tra il 2013 e il 2016, 2019-20), più due edizioni della vecchia Coppa UEFA nel 2005 e nel 2006.

In bocca al lupo, Juventus!