Ultime battute per la campagna repubblicana alla nomination presidenziale. Negli ultimi incontri a Nashua, zona rurale del New England, i cinque candidati rimasti stanno cercando di convincere gli elettori con manovre più o meno legate alle proprie posizioni. Romney, in un eccesso di spavalderia, dice che è «capace di licenziare se serve». Ai suoi avversari non sembra vero poter sfruttare una delle poche occasioni loro concesse.

Romney parla ad una colazione collettiva con i business-men che contano in New Hampshire: Citizens Bank, Nashua Bank, Villa Banca, Bank of New England, Triangle Credit Union. Senatori e deputati, ex governatori e star dei media in un parterre di vip scurovestiti, spillette a stelle e strisce e milioni di dollari nei conti correnti, che si aspettano da Romney la ricetta per risollevare l’economia. Mitt è uno di loro, e con gli imprenditori affaristi si sente a suo agio:

«alla Casa Bianca serve uno di noi, un imprenditore. Chi ha la nostra esperienza è abituato a gestire la realtà in maniera dinamica, ad adattarsi ai cicli che mutano, mentre i politici sono statici. Noi sappiamo ottimizzare il significato dei dati mentre chi sta a Washington da anni neanche gli presta attenzione. Per aumentare la produzione servono gli incentivi: meno tasse alle imprese e più sostegni al commercio per competere con Europa e Cina. Consentire di dedurre dalle imposte i costi dell’assicurazione sanitaria, tanto ai singoli che alle aziende. A rallentare invece devono essere i privilegi dei politici a cominciare dal fatto che servono dei limiti alla rieleggibilità di deputati e senatori a Washington».

Un banchiere gli chiede «Come arriverà al 50,1 per cento dei voti?» la risposta è «grazie agli ispanici che condividono l’idea dell’America come terra di opportunità». Il parterre lo copre di applausi e il candidato, in un eccesso di sicurezza, si sbilancia fino a vantarsi di

«essere capace di licenziare le persone se ciò serve a stabilizzare un’azienda».

La gaffe è immediatamente ripresa dai suoi avversari. Santorum e Huntsman, in crescita nei sondaggi tanto da competere per il secondo posto con Ron Paul, davanti al poco pubblico rimasto sulla Main Street di Nashua, ribattono mettendo in risalto la distanza fra la ricchezza di Romney e le vere capacità politiche e imprenditoriali del favorito. Santorum torna alle sue origini di “nipote di minatore” ben conoscendo il «prezzo che paga chi lavora nelle manifatture rischiando di perdere il posto». Jon Huntsman è ancora più duro: «Se a Romney gli piace licenziare la gente a me piace assumerla, con quanto ha detto oggi si conferma il candidato favorito più debole della Storia». E Newt Gingrich se possibile infierisce ancora di più: «Sono sempre stato contrario al disarmo unilaterale, scegliere Romney sarebbe un suicidio».

Insomma, se Romney non vince con un largo consenso, la nomination repubblicana andrà sempre più allontanandosi. E se a Tampa dovesse farcela lo stesso come si suppone, ne uscirà con mezze ossa rotte facendo il gioco di Obama che si ritroverà uno sfidante già sfiancato dalla lotta interna.

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