Trovo superficiale – eufemisticamente parlando – che l’obiezione sul discutere con Berlusconi venga da una minoranza Pd che per vent’anni (in tutte le sue versioni: dalemiane, veltroniane, bersaniane) non solo con lui ci ha dialogato, ma ha tentato accordi mediocri, molte volte non alla luce del sole, per di più sempre fallimentari. La critica degli “ultimi samurai del Pd” a Renzi è palesemente strumentale e ipocrita; per di più senza trovare, o almeno cercare, una spiegazione logica.

La scelta di Renzi è caduta su Berlusconi perché Forza Italia è decisiva per l’approvazione della nuova riforma. Scelta difficile e assai curiosa, certo, e che il tempo valuterà se effettivamente è servita a rianimare il Cavaliere. Ma il leader del Pd sta vedendo tutte le forze politiche, e questo è un fatto. Probabilmente Renzi poteva evitare quella “profonda sintonia” da conferenza stampa, ma l’alternativa – ed è bene saperlo – era lo status quo del governo non permanente o deciso permanentemente dal Colle.

Ovviamente si deve sperare che il finale non sia il solito, quello che conosciamo da vent’anni: Berlusconi in qualche modo frega tutti. E che questa non sia una di quelle.