Dopo un colloquio di circa due ore, Renzi in conferenza stampa dice che c’è stata «profonda sintonia» con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Un’intesa che riguarda principalmente tre punti, scrive Repubblica. Il primo: la legge elettorale deve garantire la governabilità, il bipolarismo ed eliminare il ricatto dei partiti più piccoli. Il secondo: la riforma del titolo V della Costituzione. Il terzo: stop al bicameralismo perfetto, il Senato diventa Camera delle autonomie (in cui siederanno presidente di Regioni, sindaci dei Comuni capoluogo e personalità eminenti).

In conferenza stampa Renzi non ha specificato su quale dei tre modelli di legge elettorale avrebbe raggiunto l’intesa, ma lunedì pomeriggio la bozza della riforma sarà esaminata dalla direzione Pd. Sui giornali prevale l’indicazione di un sistema elettorale spagnolo rivisto (Ispanico, viene chiamato). Un proporzionale con liste bloccate corte senza preferenze e premio di maggioranza condizionato al superamento di una soglia determinata al 35 per cento (Rep).

Il premier Enrico Letta dice che la direzione «è quella giusta», ma il vicepremier e leader del Nuovo centrodestra Angelino Alfano prova a fare la voce grossa: «Non faranno la legge elettorale senza di noi. Non torneremo all’ovile» scrive il Corriere. Anche all’interno del Pd la fronda sembra aperta: Cuperlo intervistato da Repubblica dice che «non condivide il metodo Renzi». Anche Stefano Fassina ha criticato l’incontro di ieri: «Devo dire con franchezza che mi sono un po’ vergognato», ha detto l’ex viceministro a Sky Tg24.

«Letta dovrebbe ringraziarmi, invece di dire che il merito è suo», dice Renzi nell’intervista su La Stampa a Federico Geremicca. In realtà Renzi è «costantemente in contatto con Alfano», scrive Francesco Verderami sul Corriere. E oggi dovrebbe incontrarlo.