E quindi la prima vera riforma istituzionale l’abbiamo messa in forno pronta per essere cucinata a cottura lenta. Dopo gli anni del trio delle meraviglie (Napolitano, Monti, Letta) e le promesse fatte da Vespa con tanto di plastico e firma in calce, ecco che arrivano le slide di Matteo Renzi. Eppure devo dire che il bischero mi ha favorevolmente stupito, non foss’altro per l’entusiasmo che ci metteva mentre ci raccontava che dieci milioni di italiani riceveranno mille euro in più in busta paga, le aziende vedranno ridotta l’Irap del dieci per cento, verrà aumentata di sei punti la tassazione sulle rendite finanziarie, verranno spesi tre miliardi e mezzo per la scuola e le auto blu andranno all’asta su eBay.

Su eBay, sì. Che c’è di strano? Tutto fin troppo bello? Quindi c’è il trucco.

Se di trucco si tratta, sicuramente sarà un gioco di prestigio come quando il governo Monti varò un decreto sviluppo da ottanta (ottanta!) miliardi (miliardi!) in cui dentro c’era di tutto, addirittura – oh yeah! – la chiusura entro il 2013 di tutti i cantieri della Salerno-Reggio Calabria. Ora, visto che ccà nisciun’ è fesso, prima di cantare le lodi del premier aspetto di vedere l’approvazione in Parlamento il mese prossimo e dopo, anch’io come tanti italiani che inizieranno ad attrezzarsi sin da domani, farò partire l’ordine di Powerpoint perché da oggi il mondo non potrà più essere lo stesso.

E però, viste le premesse davvero ottime, in conferenza stampa ho sentito riaccendere la lucetta dei miei sogni. Ma la mia paura è che in quel sogno ci finiscano pure Mascetti e Melandri, specialmente quando il PresdelCons ha scherzato sui gufi della legge elettorale. “Ohh, ma che tu fai?

A proposito di uccellacci. Unicredit, per prevenire il disastro che gli ispettori degli stress test le avrebbero trovato in pancia, ha dichiarato perdite per 14 miliardi di euro nell’ultimo trimestre dell’anno. In pratica un’immensa bad bank, superiore, tanto per dare un parametro realistico, alla sforbiciata fiscale di Renzi. Quando la notizia è stata diffusa il titolo ha fatto un flop immediato, ma poi è schizzato verso l’alto con il mercato che ha brindato al piano di tagli selvaggi tra i dipendenti. Si parla di ottomila e cinquecento in Europa, 5.700 in Italia, un dipendente su tredici a spasso. Al netto saranno 700 milioni l’anno di risparmi per la banca – che ha comunque distribuito dividendi agli azionisti – ma anche 700 milioni di stipendi in meno per i lavoratori.

Vedi, caro Matteo, si può essere simpaticamente gufi o avvoltoi, l’importante però è non essere piccioni.