E dunque alla fine Renzi ce l’ha fatta – o meglio: ce l’ha fatta il sottosegretario Del Rio, visto che l’idea originale era sua – a mettere al vertice delle quattro grandi aziende statali quattro donne. A presiedere Eni, Enel, Terna e Poste andrà infatti un poker di donne, già affermate manager e piuttosto conosciute: Emma Marcegaglia è stata designata alla poltrona più alta dell’Eni; Patrizia Grieco a quella dell’Enel, in Poste Italiane andrà Luisa Todini; e a Terna, infine, andrà la scienziata e imprenditrice Catia Bastioli. Il Ft parla di “massacro della vecchia guardia” e annota la nuova via italiana di fare business, ma l’accoglienza in Borsa è dura: Finmeccanica perde il 5,22%, Enel -2,39%, solo l’Eni non scivola (-0,38%).
Se la presidenza è donna, la mano operativa resta saldamente agli uomini. Amministratore delegato di Eni è stato nominato Claudio Descalzi; all’Enel va Francesco Starace; Mauro Moretti, esempio limpido di protagonismo maniacale, da amministratore delegato delle Fs passa allo stesso ruolo in Finmeccanica; Francesco Caio sarà l’ad di Poste; mentre per la nomina dell’amministratore delegato di Terna spetta all’azionista di maggioranza Cassa depositi e prestiti.
Interessante, quindi, il caso Finmeccanica: da Alessandro Pansa, per 10 anni direttore finanziario promosso ad dal governo Monti in sostituzione di Giuseppe Orsi travolto dalle inchieste, si passa a Mauro Moretti, manager che piace a Renzi e con un passato ideale di ministro dello Sviluppo nell’attuale governo. Quando si parla di merito… Pansa, assieme al riconfermato presidente De Gennaro, aveva studiato un piano di dismissioni del civile – cedendo a Cassa depositi e prestiti Ansaldo Energia e quanto prima verranno vendute anche Ansaldo Breda e Ansaldo Sts – per concentrare Finmeccanica sul core della Difesa. Chissà quali saranno le nuove idee di Moretti: ristrutturare nuovamente o tenere per buone le dismissioni dell’ex amministratore?
Il nuovo ad di Poste è Francesco Caio, nominato nel 2013 da Letta a commissario della futuristica Agenda digitale: il piano nazionale per digitalizzare lo Stato e il paese che avrebbe dovuto far risparmiare ai contribuenti qualcosa come 10 miliardi l’anno. Piano che, come ogni cosa italiana, si è perso nei meandri della burocrazia e delle varie crisi politiche. Caio ricopriva lo stesso incarico in Avio, da amministratore di Poste Italiane dovrà farsi carico di una delle più grosse realtà finanziarie italiane.
E veniamo al poker di donne renziane. Emma Marcegaglia la conosciamo ormai benissimo: imprenditrice di successo e già numero uno di Confindustria, è stata designata alla poltrona più alta dell’Eni. Luisa Todini, imprenditrice anch’essa, fino a ieri sedeva nel consiglio di amministrazione della Rai. Patrizia Grieco era presidente esecutivo di Olivetti. Più interessante, invece, il curriculum di Catia Bastioli: scienziata e imprenditrice, ha depositato la bellezza di 90 brevetti base e 900 brevetti internazionali. Il brevetto che l’ha resa conosciuta all’uomo comune è sicuramente il Mater-Bi: il materiale di origine vegetale con cui si confezionano sacchetti completamente biodegradabili per la raccolta rifiuti. La vera novità (ecologica) sta nel fatto che se una busta tradizionale per decomporsi impiega dai 100 ai 400 anni, una in Mater-Bi si biodegrada al 90% – in appositi impianti di compostaggio – entro 6 mesi. Catia Bastioli era amministratore delegato della Novamont spa.
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