Immaginate il vostro distributore che invece di vendere benzina di un solo marchio, mette a disposizione dei propri clienti carburante anche di altre compagnie petrolifere, da quelle più note a quelle cosiddette “no brand”. Ora non è assolutamente possibile, ma, se dovesse essere approvato il decreto sulle liberalizzazioni, sì.

La proposta infatti è contenuta in una prima bozza del provvedimento che aveva annunciato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Catricalà, che dovrebbe essere pronta entro il prossimo 20 gennaio, dunque tra nove giorni. E non è tutto: i benzinai non solo saranno sciolti dai contratti in esclusiva con le compagnie, ma potranno anche vendere alimentari, bevande, tabacchi e giornali. Potranno farlo direttamente senza associarsi ad una rivendita come succede adesso, ad esempio nelle grandi stazioni di servizio.

Se le norme inserite nella bozza venissero approvate come, tra l’altro, risulta al momento, avrebbero praticamente effetto immediato. Insomma, già dal mese successivo all’entrata in vigore della legge, scadrebbe l’esclusiva per la parte eccedente il 50 per cento della fornitura, e quindi i benzinai potranno andare a prendere il carburante dove vorranno. Il ché dovrebbe portare ad un risparmio, o comunque alla possibilità di scegliere l’offerta più conveniente, senza dover fare il giro di troppi distributori. Infine, sempre se lo vorranno, i benzinai potranno riscattare il loro impianto costituendo cooperative o società con altri gestori. Ovviamente con il pagamento di un indennizzo, perché ai petrolieri queste novità non piacciono affatto, visto che – dicono – ogni compagnia ci mette il marchio, fa pubblicità, costruisce e si occupa della manutenzione dei propri impianti. Pertanto, sempre secondo le compagnie, il multi-marchio creerebbe solamente il caos.

Ma il governo sembra assolutamente determinato ad andare avanti, e, presso la presidenza del Consiglio, sarà aperto un ufficio che si occuperà proprio di controllare, tutelare e promuovere la concorrenza a tutela dei consumatori. Anche se, nel frattempo, il governo dovrà affrontare il crescente nervosismo di altre categorie interessate alle nuove norme. Come i tassisti, riuniti ieri in assemblea a Bologna, per decidere una giornata di sciopero nazionale il prossimo 23 di gennaio.