Nel 1975 iniziò la deriva del dirigibile Zeppelin, la morte di John Bonham nel 1980 la completò.

Nell’incidente automobilistico del 5 agosto 1975 sull’isola di Rodi, in Grecia, Robert Plant e la moglie Maureen riportarono gravi ferite. Plant subì la rottura del bacino, del gomito e della gamba destra, evento che avrebbe avuto ripercussioni significative sui programmi dei Led Zeppelin per il resto dell’anno. La band cancellò l’intero tour mondiale previsto per quell’anno e Page iniziò a lavorare sulla produzione di un nuovo album in studio, Presence.

Cover del disco “Presence” dei Led Zeppelin, 1976

La ripresa e la riabilitazione di Plant, costretto su una sedia a rotelle, obbligarono la band a ritardare l’inizio del tour per il nuovo album, il cui successo dipendeva in gran parte dalla promozione dal vivo. Tuttavia, nonostante l’assenza di concerti, il disco uscì e il giorno stesso diventò disco d’oro.

La caparbia volontà di Plant, così come di tutto il gruppo, di riappropriarsi delle sue antiche glorie ricevette il colpo di grazia il 26 luglio 1977, con la morte misteriosa del piccolo Karac, riconducibili a quanto sembra a una non meglio precisata infezione intestinale. La notizia sconvolse Plant che si trovava a New Orleans con la band per una delle date del tour, da quel momento si chiuse in sé stesso meditando un definitivo ritiro dalle scene.

Le sorti della band rimasero in sospeso fino al maggio dell’anno successivo, quando i componenti si riunirono nel Castello di Clearwell, nella Foresta di Dean, per decidere il da farsi. Le nuove registrazioni ebbero luogo ai Polar Studios di Stoccolma nell’autunno/inverno del 1978. La sfortunata serie di eventi che funestarono la vita del cantante, ad ogni modo, segnarono pesantemente anche il percorso musicale degli Zeppelin.

Il 21 gennaio 1979 Robert e Maureen diedero alla luce un altro figlio, Logan Romero. Meno di un anno dopo, nel settembre del 1980, l’esperienza dei Led Zeppelin si concluse definitivamente.

Il 1980 è l’anno di “In Through The Out Door” e la relativa tournée europea, prova generale di una successiva negli States. Durante il concerto del 27 giugno a Norimberga, John Bonham, in condizioni psicofisiche visibilmente precarie, svenne sul palco dopo appena tre canzoni. Non riuscì a suonare nemmeno il suo famoso assolo in “Moby Dick“.

Il 24 settembre 1980, esattamente 42 anni fa, i Led Zeppelin si ritrovarono nel vecchio mulino di Windsor, trasformato in casa-studio da Jimmy Page. Durante quella riunione, John Bonham, appena disintossicato dall’eroina ma visibilmente ingrassato e con un problema di alcolismo sempre più grave, riuscì a bere più di 40 shottini di vodka e svenire. Non si svegliò mai più. Il medico legale disse che era morto per un’edema polmonare causato dall’inalazione di vomito a seguito di un eccesso di alcol.

Aveva solo 32 anni.

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I Led Zeppelin decisero che senza di lui non potevano andare avanti. Il 4 dicembre 1980 la band diffuse la notizia del loro definitivo scioglimento.

C’è un giudizio che più di molti altri rasenta la verità: John “Bonzo” Bonham è stato il più grande batterista della storia del Rock. Poco conta se sia realmente così, ciò che conta è che quando si parla di Bonzo si parla di un Dio del Rock.

Il titolo è una citazione di Billy Joel