Esistere e resistere: come può Israele esistere se tutte le azioni in risposta ad Hamas vengono considerate sproporzionate? E come fa a resistere se invece le azioni terroristiche di Hamas vengono considerate giustificate?

Israele si trova spesso ad affrontare critiche riguardo alle sue azioni in risposta ad Hamas. Molti ritengono che le azioni intraprese siano sproporzionate rispetto alla minaccia rappresentata. Innanzitutto va considerato il contesto in cui Israele opera. Hamas è un’organizzazione terroristica che mira a distruggere Israele e mettere in pericolo la vita dei suoi cittadini. Di fronte a una minaccia così grave, Israele deve prendere misure per proteggere la sua popolazione e garantire la sua stessa esistenza.

D’altro canto, le azioni terroristiche di Hamas vengono giustificate da chi sostiene la causa palestinese e vedono in Hamas un’organizzazione di resistenza. Va riconosciuto, senza se e senza ma, che il terrorismo non può essere giustificato in nessuna circostanza. Attacchi indiscriminati contro civili, tra cui bambini, sono inaccettabili e vanno contro i principi fondamentali di umanità e diritti umani.

Israele si trova quindi in una situazione difficile. Deve difendersi dalle minacce terroristiche e garantire la sicurezza dei suoi cittadini, ma allo stesso tempo deve farlo nel rispetto dei principi di proporzionalità e diritti umani. È un equilibrio delicato che richiede una valutazione attenta delle circostanze e delle azioni intraprese.

La politica italiana

In queste ultime ore, avrete sicuramente sperimentato vivaci discussioni con i vostri amici riguardo al conflitto in Medio Oriente. Molte volte vi sarete trovati a interrogarvi su come sostenere la causa palestinese senza appoggiare Hamas, e allo stesso tempo come difendere la causa israeliana senza ignorare il dramma dei civili palestinesi. Eppure, se cercate un argomento per evitare ulteriori controversie sul tema del Medio Oriente, magari a cena davanti a una pizza, c’è un fatto innegabile: pochi paesi, come l’Italia, vantano un ampio consenso bipartisan nella difesa del diritto di Israele all’esistenza, alla resistenza e alla difesa. Questo consenso è condiviso da partiti come Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Partito Democratico, Azione, Italia Viva, Più Europa. Perfino il Movimento 5 Stelle. Niente male.

Esistere o resistere?

Il giudizio sulle azioni di Israele nel contesto del conflitto palestinese spesso suscita opinioni contrastanti. Giudichiamo spesso le risposte israeliane come sproporzionate, mentre a volte le riteniamo legittime a causa delle minacce alla loro sicurezza. La complessità di questa situazione è talmente volatile e ambigua che ha portato a diverse interpretazioni anche all’interno degli enti globali.

L’attenzione internazionale verso Israele può essere attribuita a diversi fattori. Uno di questi è sicuramente il ruolo storico degli ebrei e la loro lunga storia di persecuzione, culminata con l’Olocausto nella Seconda Guerra Mondiale. Questo evento ha suscitato un forte sentimento di solidarietà e compassione verso gli ebrei, ma anche una critica attenta alle azioni di Israele, specialmente quando queste sembrano sproporzionate o moralmente discutibili.

Il conflitto israelo-palestinese è molto complesso e sfaccettato a causa del territorio conteso, dell’identità nazionale e dei diritti umani che vengono spesso calpestati o, nel migliore dei casi, aggirati. Le opinioni variano in base al contesto di cui si argomenta e, soprattutto, in base all’interlocutore. È notoriamente acclarato da tutti che la comprensione del problema richiede una valutazione approfondita di entrambe le prospettive.

Esistere

Esistere. Da sempre, molti considerano le risposte di Israele al terrorismo palestinese come “sproporzionate”. E in effetti, se consideriamo che l’esistenza stessa di Israele è nata da un abuso, ogni azione che contrasta tale abuso viene considerata legittima. Di conseguenza, ogni reazione israeliana viene considerata illegittima e sproporzionata.

Ora, mi chiedo: da cosa dipende questo giudizio così “severo” nei confronti di Israele? Perché così tanto accanimento? Perché i numerosi regimi criminali e oppressivi che affliggono il pianeta non riescono a suscitare lo stesso sdegno e rabbia che meriterebbero? Perché non l’Iran? O la Cina, la Russia, l’Arabia Saudita, la Corea del Nord, l’Eritrea? Cosa rende così speciale la causa del popolo palestinese? Perché a Hamas viene concessa una giustificazione storica e morale quando uccide freddamente dei bambini?

Resistere

Resistere. Anche gli angloamericani che bombardarono indiscriminatamente le città della Germania nazista furono criticati. Anche gli stupri indiscriminati commessi dai soldati russi contro le donne tedesche furono condannati. Perché anche una causa giusta può essere perseguita con modalità moralmente censurabili. Ma per i palestinesi questa censura morale sembra non scattare mai. Tutto sembra legittimo per loro, mentre tutto sembra illegittimo e sproporzionato per gli israeliani. Ho una risposta: Israele è l’epifania dell’antisemitismo.

Non è la legittima causa palestinese a essere “speciale”, ma è quella israeliana a suscitare scandalo.

Mai ribellarsi

L’odio e il pregiudizio verso gli ebrei scorrono come un fiume sotterraneo nella storia millenaria della diaspora. L’antisemitismo è riuscito a unire il nazifascismo al bolscevismo, i cristiani all’islam, i protestanti ai cattolici. Persecuzioni, ghetti, pogrom fino al tentativo finale di sterminio dell’Olocausto: questa è la storia della diaspora ebraica. È così che la tardiva e ipocrita pietà per i sei milioni di ebrei sterminati si è subito dissolta nell’indignazione per lo “scandalo di Israele”. Perché agli ebrei è concesso solo di morire nudi e indifesi. Ma mai di ribellarsi.

Il prezzo della libertà

Israele è spesso oggetto di odio non solo a causa dell’antisemitismo, ma anche perché rappresenta in modo puro ciò che dobbiamo difendere per essere veramente dalla parte dell’Occidente e ciò che dobbiamo combattere. È facile essere contro Israele perché non si paga un prezzo. È più difficile essere contro i suoi nemici perché il prezzo da pagare è confrontarsi con la nostra coscienza, le nostre vergogne e le nostre ipocrisie. In altre parole, il prezzo da pagare è riconoscere che i nemici di Israele sono anche nemici della libertà. E per farlo occorrerebbe parlare di cosa sia l’islam politico, di cosa sia il terrorismo fondamentalista e di chi siano i loro complici. Attaccare Israele non comporta un prezzo. Difenderla sì. È il prezzo della libertà.

Del buon giornalismo

Lo scopo di fare buon giornalismo è fermarsi per chiarire i fatti ed esitare prima di fidarsi della parola di un gruppo terroristico – in questo caso, il Ministero della Salute di Gaza gestito da Hamas – o di un governo. Eppure, per qualche ragione, quando si tratta di Hamas, tutte le vecchie regole vengono buttate fuori dalla finestra. E qualunque siano i fatti, l’allarme delle ultime notizie – Israele prende di mira un ospedale, centinaia di morti – sta già echeggiando in tutto il mondo.

Bari Weiss e Oliver Wiseman
18 ottobre 2023