La Mustang è l’icona yankee che da 60 anni rappresenta l’anima dell’America nel mondo dell’automobile. Tuttavia, la Mustang Mach-E, il crossover elettrico che porta lo stesso nome della leggendaria sportiva Ford, è stata oggetto di una valutazione negativa riguardo alla sua “americanità” da parte del Tesoro statunitense.

A partire dal mese scorso, chi l’ha ordinata non beneficerà più di 7.500 dollari di credito d’imposta massimo previsto dall'”Inflation Reduction Act” (IRA), approvato lo scorso settembre. La motivazione? La sua batteria non è americana ma sudcoreana, prodotta da LG Energy Solution.

Nel piano dell’amministrazione Biden, gli aiuti pubblici nel settore delle emissioni zero sono riservati esclusivamente a chi crea prodotti totalmente di provenienza americana. In pratica, si tratta di un piano di reindustrializzazione di stampo statalista e protezionista, finalizzato ad escludere la concorrenza coreana, europea, cinese e giapponese. O, almeno, a costringerla – più che invitarla – ad investire negli Stati Uniti, come ha appena deciso di fare Volkswagen attraverso la sua divisione PowerCo, che sta pianificando la costruzione di una nuova fabbrica di batterie in Canada, paese che beneficia dei vantaggi dell’IRA come nazione di libero scambio con gli Stati Uniti.

Solo undici modelli hanno ricevuto il via libera

Il caso della Mustang Mach-E è clamoroso ma non è l’unico: ci sono anche altre vetture di marchi americani e stranieri in forte declino. Solo undici modelli sono stati ammessi al massimo livello di aiuti, tra cui una sola Ford – il pick-up F-150 Lightning – cinque Chevrolet, due Tesla, una Cadillac, una Chrysler e una Lincoln. Nonostante ciò, nessun’altra icona come la Mustang ha subito un affronto simile.

L’importanza del nome “Mustang

La decisione di negare l'”americanità” piena alla Mustang Mach-E a causa del protezionismo è un colpo diretto al suo primo argomento di marketing: quando Ford decise di lanciare un crossover elettrico, scelse immediatamente di chiamarla Mustang e fu un’intelligente mossa promozionale.

Nonostante non avesse nulla a che fare con la celebre sportiva a otto cilindri, a parte alcuni richiami come le luci posteriori verticali a tre barre, il cofano lungo e il cavallo che galoppa verso sinistra invece che verso destra, perché, appunto, è “selvaggio” non è da corsa, non si pensava che sarebbe diventata tanto popolare.

Infatti, la Mustang Mach-E ha trovato consensi sul mercato, ma nonostante le vendite in patria siano diminuite del 19,7% nel primo trimestre del 2023 e la notizia della riduzione del credito d’imposta non aiuterà certo la situazione, Ford è decisamente in attivo con le vendite: nel dicembre scorso, a meno di due anni dal lancio, la vettura ha superato le 150.000 unità prodotte in Messico, paese che gode di libero scambio con gli Stati Uniti ed è quindi incluso nell’IRA, sebbene sia prodotta anche in quantità limitate in Cina.

L’intesa con Catl

Ford sta cercando di rimediare alla situazione della Mustang Mach-E con un piano di investimenti di 50 miliardi di dollari entro il 2026 e l’obiettivo di consegnare 600.000 veicoli elettrici in tutto il mondo entro la fine dell’anno, 2 milioni entro il 2026.

Poco prima del rifiuto del dipartimento del Tesoro, Ford ha annunciato un investimento di 3,5 miliardi di dollari per una nuova fabbrica di batterie in Michigan in collaborazione con Catl, azienda cinese leader mondiali nel settore.

Ma la presenza di un partner cinese ha sollevato delle preoccupazioni da parte del governatore repubblicano della Virginia, Glenn Youngkin, che ha abbandonato la corsa per ospitare la fabbrica facendo appello all’orgoglio americano: “Se Ford è un’iconica azienda americana, è evidente che questa proposta potrebbe servire da paravento al Partito Comunista Cinese“.

Le batterie Lfp

Nel nuovo impianto, previsto per il 2026, verranno prodotte batterie Lfp (litio-ferro-fosfato) per 400.000 veicoli all’anno. Queste batterie erano considerate dai produttori meno efficienti rispetto alle Nmc (nickel-manganese-cobalto), ma pare siano state migliorate e, soprattutto, risultano meno costose. Ford ha appena deciso di importarle dalla Catl per utilizzarle immediatamente sulle Mustang Mach-E destinate al mercato europeo – dove gli incentivi non sono limitati da politiche protezionistiche, almeno finora – e a partire dal 2024 verranno impiegate anche sulla F-150 Lightning.

La nuova frontiera dell’elettrico

Le batterie Lfp stanno emergendo come una soluzione promettente nell’ambito dell’elettrico per ridurre i costi. Anche Tesla e Stellantis hanno manifestato interesse a utilizzarle nei loro modelli. Tuttavia, attualmente il 99,5% dei produttori delle Lfp proviene dalla Cina, ma la situazione potrebbe cambiare se la produzione si espanderà negli Stati Uniti.

È tutto un problema di costi

Verso la fine del 2021, le batterie al litio sudcoreane hanno sollevato controversie riguardo alla Mustang Mach-E. Alcuni clienti negli Stati Uniti hanno condiviso online fatture che mostravano costi di sostituzione del pacco batterie che rappresentavano oltre un terzo del valore totale dell’auto, con una media di 20.000 dollari oltre al costo della manodopera. Questo problema è stato riconosciuto da Ford stessa, ma gli appassionati Mustang non si sono lasciati scoraggiare troppo.


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