Trent’anni fa Berlusconi scendeva in campo e la destra italiana si incorniciava con il primo voto per l’autonomia differenziata. Ieri come oggi, c’erano quelli che volevano staccarsi dal resto del paese e quelli che si sentivano padroni in casa propria. Ieri come oggi, la Lega (Nord) di Bossi faceva fatica a intendersi con i post missini di Fini (tra le cui file si intravedeva una giovane Meloni). Berlusconi si inventò due alleanze diverse, una per il Nord e una per il Sud. Così riuscì a prendere il potere ma non a governare. Eppure tenne duro per vent’anni, cambiando forma ma non sostanza.

Non più secessione

La Lega e i post missini non hanno mai avuto un progetto comune, né politico né strategico. Hanno solo condiviso alcune idee: che i più ricchi hanno sempre ragione, che il merito è solo per i loro amici, che la solidarietà è una cosa da poveri, che le tasse sono uno spreco, che il denaro conta più di tutto, che lo Stato è un nemico. Questa è la loro ideologia reazionaria che ora si traveste da regionalismo differenziato. Non parlano più di secessione o devoluzione ma è la stessa cosa.

Non so voi, ma io sono stufo di questa destra che ci vuole imporre una riforma costituzionale fatta a modo suo, senza ascoltare le regioni, il parlamento e i cittadini. Una riforma che non risolve i problemi del nostro paese, ma li aggrava. Una riforma che non garantisce i diritti e i servizi essenziali a tutti, ma li lascia al caso e alla concorrenza. Una riforma che non rafforza lo stato, ma lo smembra e lo svuota.

Un’autonomia pasticciata e una differenziata contraddittoria

Questa è la riforma sull’Autonomia differenziata che il governo ha approvato l’altro ieri, con il sostegno di Lega e Fratelli d’Italia, mentre Forza Italia se ne lavava le mani. Una riforma pasticciata e contraddittoria, che vuole cambiare la Costituzione con una legge ordinaria, cosa impossibile. Una riforma che ignora gli accordi tra stato e regioni, che sono necessari per regolare le competenze e i finanziamenti. Una riforma che riduce il parlamento a una scenografia inutile, mentre il governo decide tutto da solo.

Questa riforma non migliora l’efficienza dello stato, ma lo frammenta e lo indebolisce. Questa Autonomia differenziata non promuove l’uguaglianza tra i cittadini, ma crea ulteriori disuguaglianze. Questa riforma non rispetta le istituzioni, ma le usa come un giocattolo pericoloso.

Questa è la riforma di una destra avventurista e darwinista, che vuole imporre la sua visione ideologica del mondo senza curarsi delle conseguenze. Una destra che gioca con le pistole a capodanno, senza pensare a chi può colpire.

Regole e diritti

Ecco cosa succede quando si vuole cambiare la Costituzione senza un vero confronto con il Paese. Chi sta al governo pensa di poter fare quello che vuole, senza rispettare le regole e i diritti delle regioni. Così, invece di costruire un federalismo vero, basato sulla solidarietà e sulla cooperazione, si inventano delle intese segrete con le regioni più ricche, che avranno più potere e più soldi. E poi ci parlano di premierato, come se fosse la soluzione di tutti i problemi. Ma sanno benissimo che la loro proposta è confusa e irrealizzabile, e che l’unica cosa che conta per loro è l’elezione diretta del capo del governo, a prescindere da tutto il resto.

Questa è la logica autoritaria che anima le due destre che si contendono il potere. Meloni e Salvini si scambiano le riforme come fossero figurine, senza curarsi delle conseguenze per il Paese. E lo fanno in vista delle elezioni europee, dove sperano di raccogliere i voti dei delusi e degli arrabbiati. A che vogliono prendere in giro? Queste riforme sono pericolose e dannose, e non lasciamoci ingannare dalle tensioni nella maggioranza, che sono solo una messinscena per nascondere la loro intesa ideologica. La sfida tra Fratelli d’Italia e Lega non cambia nulla per chi si oppone a questo progetto reazionario.