L’immigrazione è un fenomeno globale che coinvolge 281 milioni di persone, di cui ben 87 milioni hanno scelto l’Europa come loro nuova casa, allontanandosi dal paese in cui sono nati. Questi sono i dati più recenti forniti dalle Nazioni Unite. Sebbene questo possa sembrare un numero significativo, vale la pena notare che rappresenta una percentuale relativamente esigua della popolazione globale, pari al 3,6% del totale.

I flussi migratori si sono trasformati

Nel corso degli anni, il panorama delle migrazioni si è notevolmente trasformato. Nuove nazioni sono emerse come luoghi di partenza e destinazione, mentre altre hanno assunto il ruolo di paesi di transito. Sorprendentemente, anche noi siamo ora una destinazione per molti migranti, ma allo stesso tempo continuiamo a essere una tappa per coloro che cercano un futuro migliore altrove, dopo essere stati storicamente un paese da cui partivano milioni di cittadini in cerca di opportunità.

Dovremmo riflettere più spesso su cosa significhi essere migranti.

Gli Stati Uniti rimangono una delle principali destinazioni per i migranti, con cinquanta milioni di persone che vivono nel paese ma che sono nate altrove. Inaspettatamente, la Germania segue subito dopo con 16 milioni di migranti residenti, un notevole aumento rispetto agli 8,9 milioni di vent’anni fa.

Minacciati dall’immigrazione

La concentrazione di migranti in alcune regioni più che in altre, insieme alla rapida comparsa di nuove ondate migratorie in seguito a conflitti, instaurazioni di dittature, cambiamenti climatici o crescenti livelli di povertà, ha alimentato l’ansia di molti cittadini che si sentono minacciati. È una reazione comprensibile, specialmente in periodi di incertezza come questi, con l’invasione dell’Ucraina, l’aumento dell’inflazione e la complessa eredità della pandemia da COVID-19, uniti alle crisi economiche del 2009 e del 2013.

Ciò che è meno comprensibile è l’utilizzo e la manipolazione di questa paura per scopi politici ed elettorali, anziché adottare una prospettiva orientata alla stabilità dell’Africa, alla creazione di vie migratorie legittime e all’investimento nell’integrazione.

Germania vs Italia

Spesso criticata, la Germania è uno dei paesi che ha accolto un gran numero di migranti, con la Cancelliera Merkel che ha aperto le porte a un milione di siriani durante la crisi siriana. E noi? Abbiamo fornito un adeguato sostegno alla Germania in quei momenti? È vero che la Germania ha interessi economici legati all’accoglienza dei migranti, in quanto cerca di affrontare la sfida dell’invecchiamento della sua popolazione e della sostenibilità delle pensioni.

Nonostante questo, non ha fatto distinzioni basate sulla provenienza dei migranti. Attualmente, la Germania sta accogliendo più di un milione di rifugiati dall’Ucraina, secondo Eurostat, mentre in Italia il numero è di circa 160.000. Il governo italiano sembra fare distinzioni basate sulla provenienza: se provengono dall’Ucraina, sono benvenuti, ma se vengono dall’Africa, vengono cacciati o internati. Dovremmo considerare che non tutti i migranti sono uguali, ma dovremmo affrontare il problema con investimenti mirati all’integrazione, piuttosto che con politiche repressive e concessioni a dittatori.

Repressione e schiavitù

Eppure, sembra che ci sia un attaccamento radicato all’approccio repressivo, che spinge verso più sanzioni, più detenzione, persino per i minori, i consumatori di marijuana, i partecipanti ai rave e gli autori di graffiti. Questo atteggiamento viene applicato a qualsiasi problema. Per quanto riguarda l’immigrazione, sembra che lo Stato italiano non stia offrendo un’alternativa legale alla clandestinità che possa liberarli dalla schiavitù imposta dai trafficanti, nonostante il nostro mercato del lavoro e il sistema pensionistico possano trarre vantaggio da una maggiore regolarizzazione. Al contrario, stiamo istituendo centri di detenzione in tutte le regioni, dove confiniamo i migranti per 18 mesi, seguendo un modello simile a quanto fatto dai trafficanti di esseri umani in Libia. E, incredibilmente, chiediamo loro, che già hanno perso tutto, di pagare 5.000 euro per evitarlo.

La sicurezza del Paese non è garantita da misure contro l’immigrazione. Sono una farsa, se non fosse per le vite di esseri umani come noi che sono in gioco.